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Gerontocrazia e oligarchia all'italiana 

L’Italia è un paese in mano ai settantenni. Tutti i più importanti luoghi di potere, dalla finanza alla cultura, sono saldamente detenuti da una generazione nata negli anni trenta. Uomini che hanno iniziato la loro carriera nel dopoguerra, mentre la generazione successiva, quella degli attuali quaranta- cinquantenni, resta in attesadel proprio turno, o meglio di invecchiare. Le prospettive dei trentenni sono ancora più buie e lontane. Di questa difficoltà di ricambio generazionale parla “Vecchi e Potenti” di Nunzia Penelope editore Baldini e Castaldi. Un libro costruito su una serie di conversazioni con alcuni dei protagonisti più significativi della recente storia d’Italia. Tra gli altri Romiti, Merloni, Geronzi, Bertinotti, Gambetti. Da una ricerca di Glocus, racconta l’autrice, emerge che tra il 1998 ed il 2004 il peso dei potenti che hanno più di sessanta anni,nella politica, nella finanza e nella cultura, è cresciuto dal 46 % al 54% mentre è scesa sotto il 5% la fetta di potere che detengono i quarantenni. L’autrice fa rilevare che nel nostro Paese non esiste la cultura che chi è sconfitto esce di scena. Trionfa di contro, il valore delle relazioni, della rete dei rapporti, e ovviamente chi è più anziano possiede più reti. Potremmo dire, allora , che il potere sta molto di più nelle relazioni, nelle conoscenze piuttosto che nelle competenze. Secondo la Penelope l’attuale classe dirigente italiana è composta da non più di mille persone che si conoscono tutte tra loro e non solo. Sono in relazione anche le loro segreterie, i loro assistenti, il complesso del loro entourage. Tutto ruota attorno a questa élite ristretta. Il quadro è preoccupante. Il sistema Italia non è in grado di costruire una classe dirigente alternativa, di realizzare un ricambio generazionale. Un fenomeno che ha trasformato il nostro Paese in un impero di vecchi. “La rabbia del fare, osserva l’autrice, che ha guidato le generazioni del dopoguerra e del successivo boom economico, è completamente scomparsa. Guardo i trentenni del presente e mi convinco sempre di più che, sino a qualche anno fa, con un universo giovanile così precario, frantumato e instabile, avremmo avuto, ogni giorno le piazze stracolme di ragazzi che protestano. Oggi, invece, le nuove generazioni, vivono questa condizione come un destino ineluttabile”. Colpa di questi “brillanti vecchietti” che non vogliono abbandonare potere e poltrona e non investono sui loro successori e dei giovani “bombaccioni” incapaci di conquistarlo e gestirlo. Cosa accadrà quando l’attuale classe dirigente uscirà completamente di scena?

Autore: Mario Incatasciato

da http://www.modica.info 

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