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Eleggere il merito a motore del cambiamento nel nostro Paese 

L’unico modo per riscattare l’Italia dall’inarrestabile declino e i giovani dal giogo della raccomandazione

Secondo una recente ricerca del Censis ,il 28% dei giovani italiani che a tre anni dalla laurea ha un lavoro lo ha trovato inviando il proprio curriculum ,contro il 12,6% di quelli che hanno beneficiato della “raccomandazione” o della “pedata giusta” come usiamo dire noi nel meridione.
Un altro dato monitorato riguarda il numero di quanti studiano e lavorano all’estero tra i 15 ed i 29 anni: sono il 14,2%. Il 4% dei laureati italiani lavora all’estero a un anno dal conseguimento del titolo, e si trova mediamente collocato a un livello superiore rispetto al collega italiano.
Ecco perché poi c’è la fuga dei cervelli.
Se il merito, quindi, vince sulla “spintarella” purtroppo c’è da registrare, per l’Italia, un dato allarmante relativamente alle conoscenze e alle competenze.
L’analisi è di Roger Abravanel autore del bel libro “Meritocrazia” Editore Garzanti.
Per lui l’unico modo  per riscattare l’Italia dal proprio declino è quello di eleggere il merito al governo così come hanno fatto Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi del Nord Europa.
Da questa semplice constatazione parte l’analisi dell’autore.
Nei grafici presenti nel suo libro l’Italia occupa quasi sempre le ultime posizioni: è al penultimo posto nella classifica dei paesi con imprese globali, è pessima la sua condotta in materia di istruzione.
Gli adolescenti italiani sono all’ultimo posto rispetto ai loro coetanei degli altri paesi, sia per la lettura, che in matematica, al di sotto di Germania, Usa, Francia, Giappone e Canada. Nessuna università generalista italiana rientra tra le prime 100 del mondo.
E dopo gli studi universitari il merito paga sempre meno: il reddito di un neolaureato è meno  correlato  con il merito scolastico. Le donne italiane, poi, sono discriminate sul lavoro, e nel nostro Paese è più evidente la differenza tra tasso di impiego femminile e maschile.
Sul podio delle pari opportunità c’è la Svezia, quindi la Danimarca e poi la Francia.
Ultimo posto per l’Italia anche per la leadership in rosa, nelle aziende: nei consigli di amministrazione delle 50 maggiori società nazionali, l’Italia è a quota 3, la Norvegia a quota 32, la Svezia a 24 e la Gran Bretagna a 12.
L’autore ai dati statistici fa seguire quattro proposte per “valorizzare il talento e rendere più ricco e più giusto il nostro Paese”.
Riformare il servizio pubblico prendendo spunto dalla riforma attuata nel Regno Unito da Tony Blair con il programma di Michael Barber con uno staff di 50 giovani;
Predisporre, come negli Usa, un test nazionale per selezionare gli studenti dopo le scuole superiori;
Creare una Autorità che guidi le azioni di liberalizzazione;
Applicare “azioni positive” come in altri paesi per garantire le pari opportunità: in Norvegia, ad esempio, lo Stato ha chiesto che almeno il 40% dei consigli di amministrazione sia composto da donne, pena lo scioglimento dell’azienda.
E a proposito di meritocrazia per selezionare i più bravi Roger Abravanel suggerisce la cosiddetta equazione di Young: I+E=M.
La I sta per intelligenza ed indica le capacità cognitive di un individuo, ma anche l’inclinazione alla leadership e la forza di carattere. La E è legata ai comportamenti di una persona, al suo impegno, alla sua forza di volontà. La somma di questi due termini è M, il Merito che può essere riconosciuto  o meno, assecondato oppure no dalle classi dirigenti.

Contatto: e-mail cultura@ingegnicultura.it



Autore: Mario Incatasciato

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