ingegneria


| home | chi siamo | dove siamo | servizi | contatti | news
| it | de | en | fr | es
 



Memorie di pietra: viaggio nei siti archeologici iblei 

Alla ricerca di una Sicilia, mitica e favolosa, classica ed eroica.

 Nel vasto fermento che generò in Europa la stagione del “Gran Tour”, la Sicilia divenne una delle mete determinanti ed essenziali dei viaggi dei giovani e degli intellettuali europei. Gli interessi dominanti di viaggiatori stranieri che giungevano nell’Isola erano indirizzati quasi esclusivamente ai siti archeologici alla ricerca di una Sicilia mitica e favolosa, classica ed eroica, dove amavano trascorrere appassionanti momenti fra le emergenze archeologiche della Sicilia greca, incantati dalla luminosità mediterranea.
Dal geografo arabo Edrisi che nel 1139 descrisse le ricchezze del paesaggio di Scicli, Ragusa e Modica, a Piovene, a Balsamo fino a Lawrence Durrel, poeta e scrittore inglese che chiude la stagione del Gran Tour nel 1976, sono stati tutti visitatori attenti, dotati di notevole spirito di osservazione, sensibili al fascino della natura e delle testimonianze monumentali e archeologiche, che lasciarono resoconti ricchi di emozioni, colmi di entusiasmo, carichi di partecipate testimonianze e di personali sensazioni. Questi illustri viaggiatori erano archeologi, pittori, incisori, funzionari, aristocratici, nobili, principi, giornalisti, scrittori, geografi, storici, insegnanti, critici letterari, poeti, geologi, botanici ecclesiastici tutti attratti e richiamati dal fascino e dalla suggestione dell’area iblea che apprezzarono e valorizzarono. Oggi come allora Cava d’IspicaCamarina, Kaukana, Castelluccio, Branco Grande, Baravitalla, Cava Lazzaro, Cava Porcaro sono siti archeologici fra i più stupefacenti della Sicilia che i Comuni  iblei mettono a disposizione di un sempre crescente numero di turisti e viaggiatori in grado di apprezzare “le sorprendenti attrattive di una contrada-spiegava Gesualdo Bufalino “ la quale, per essere stata finora sottratta ai clamori del turismo di massa, tanto più si offre illibata e fragrante al visitatore”.
Noi di questi siti proponiamo un itinerario, della durata di tre quattro giorni, con pernottamento a Modica.


1° giorno visita di Cava d’Ispica

Cava d’Ispica è uno dei luoghi più celebri dell’attrattiva storico archeologica siciliana, una vera e propria valle, incisa per 13 chilometri nelle pendici meridionali degli Iblei tra Modica ed  Ispica.. E’ uno dei più importanti siti archeologici d’Europa.Si tratta di un luogo molto interessante per lo studio dell’evoluzione dei primi insediamenti umani ove restano testimonianze di abitazioni del periodo neolitico, greco, bizantino, cristiano e medioevale. Molte sono le necropoli sicule e bizantine e le catacombe cristiane. Tutta la valle è un susseguirsi di “villaggi” trogloditici, di dimore isolate e di grandi complessi residenziali, veri condomini ante-litteram scavati nella roccia, a più ripiani,  come il “Castello” detto “Palazzieddu” munito di corridoi, camminamenti e scale ricavati nella viva roccia, fori ed intacchi per funi e scale in legno che consentivano l’accesso ai piani superiori.

Nella cava vi sono anche numerose necropoli, sia sicule che bizantine, e catacombe cristiane, da arcosolio semplice e polisomo, a “tegurium” o a baldacchino

La parte sud-est di questa città delle “Caverne” è costituita dalla zona rupestre dell’antica Spaccaforno (oggi Ispica). Qui è possibile raggiungere il Parco archeologico della Forza che si sviluppa su una superficie di 30.000 mq. Il sito abitato fin dalla preistoria divenne nel Medio evo un munito castello, centro del nucleo urbano dell’antica città. Al suo interno è possibile visitare i resti del Palazzo Marchionale e della Chiesa della SS.Annunziata, il “Centoscale”, tunnel che permetteva il rifornimento idrico del sito, la “Scuderia”, grotta utilizzata come stalla e l’”Antiquarium”. Le uniche tracce di pittura, purtroppo notevolmente deteriorate, sono nei numerosi oratori rupestri e sacelli ipogeici.

2° giorno visita delle città di Kamarina e Kaukana.

La visita alle rovine di Kamarina e di Kaukana rappresenta una tappa storico- archeologica senza pari. La città stato di Camarina ha suscitato negli anni l’interesse e la curiosità di diversi viaggiatori, soprattutto francesi, impegnati a conoscere quella antica civiltà. A diffondere in tutta Europa il nome di Camarina, oltre agli studi archeologici condotti da archeologi e storici di fama internazionale, hanno  concorso le opere di grandi storici e poeti come Pindaro, Tucidide, Polibio, Diodoro, Plinio il Vecchio.
Il mito di Camarina, antica città greca, dalle alterne e tormentate vicende storiche, continua ancora oggi a richiamare autorevoli visitatori e gente comune attratta dagli eventi di quell’antica civiltà.
Camarina, città accattivante, inavvicinabile e impenetrabile fu fondata nel 598 a.c. nell’ambito della politica espansionistica siracusana. Ma già prima della fondazione della città il territorio fu abitato da comunità preistoriche riferibili alla prima età del bronzo, cioè alla cosiddetta “facies castellucciana”.
Camarina posta sulla principale via commerciale che univa Siracusa con Gela ed Akragas divenne una città ricca popolosa e indipendente al punto che in breve rivaleggiò con la stessa Siracusa con cui si trovò presto in guerra. E fu in questa occasione che chiese ed ottenne l’aiuto dei siculi del ragusano nei cui confronti a differenza di Siracusa aveva tenuto buoni rapporti.
Fu così che a pochi decenni dalla sua fondazione, verso il 550 a.c. subì ad opera di Siracusa la prima distruzione della sua storia. Fu ricostruita nel 492 da Ippocrate di Gela e nuovamente distrutta da Gerone, tiranno di Siracusa, nel 485.
Ricostruita e ripopolata per la terza volta, sotto la signoria di Gela, con la guerra del Peloponneso i suoi abitanti divennero sudditi dei Cartaginesi e dopo la sconfitta di quest’ultimi si associarono a Siracusa sotto la tirannia di Dionisio. Fu un periodo di decadenza per Camarina che riprese vigore sotto Timeleonte ma fu devastata dai Mamertini. Ricostruita per l’ultima volta durante la prima guerra punica fu presa dai Romani, quindi dai Cartaginesi, e nel 258 a.c. il console Attilio Calatino, dopo un lungo assedio, saccheggiò e rase al suolo definitivamente Camarina che da quel momento non è più risorta.
In questo sito sono da ammirare la “Casa dell’altare” per via di un’ara decorata con fregio dorico e metope e triglifi, la "pianta” il “Tempio di Athena” i resti delle mura di cinta, un gran numero di necropoli sparse lungo la costa.
Pochi anni  orsono è stata istituito un “antiquarium”  nella zona chiamata Cammarana dove sorgeva il complesso più importante della città. All’interno si può ammirare materiale, specialmente vascolare, rinvenuto sul luogo e nelle necropoli vicine. Accanto all’antiquarium si possono ammirare alcuni sarcofaghi, lastre tombali ed altri reperti che ci danno una pallida idea del tipo di vita che conducevano i  kamarinesi.
La città di Kaukana è l’erede costiera di Kamarina dalla quale dista pochi chilometri. Dopo la distruzione di Camarina ebbe un discreto sviluppo e una certa importanza come porto fin quando fu distrutta dai saraceni. L’abitato si presenta di notevole interesse dal punto di  vista urbanistico. Una delle scoperte più significative dell’area di Kaukana è una basilica a tre navate, con absidi semicircolari e tombe a fossa ricavate nel pavimento della navata centrale. Tutta l’area degli scavi, in un contesto naturale altamente suggestivo, è stata recentemente costituita nel “Parco Archeologico di Kaukana

3° giorno visita di Castelluccio, Branco Grande, Baravitalla e Cava Lazzaro

Agli inizi del secondo millennio a.c. inizia, in Sicilia, la prima età del bronzo. La cultura archeologica più caratteristica di questo periodo è quella di Castelluccio , sito di un villaggio preistorico con circa duecento tombe scavate nella roccia, in località “Cava della Signora”. Agli inizi del secolo sia  la tomba che il villaggio sono stati oggetto di scavi diretti da Paolo Orsi. Il villaggio sorgeva in cima ad uno sperone roccioso, affiancato da profonde gole, in ottima posizione difensiva. L’Orsi rinvenne grandi quantità di ceramica e alcune tombe ancora intatte, i cui ingressi erano chiusi   con muratura a secco o con lastre di pietra. Accanto agli scheletri furono trovate lame di ossidiana, asce di basalto, armi di pietra. Questi ritrovamenti permisero agli archeologi di datare questa cultura fra il 1800e il 1400 a.c.
Non molto si  conosce circa la spiritualità e le credenze religiose di questa cultura. Sicuramente queste popolazioni credevano che la vita non si esaurisse con la morte fisica e ciò si può dedurre dai corredi funerari ritrovati, dalla simbologia utilizzata e dalle statuette votive.
Siti castellucciani sono anche il villaggio preistorico di Branco Grande, le necropoli di Contrada Baravitalla e le necropoli di Cava Lazzaro nel territorio di Rosolini.
Branco Grande fu identificato agli inizi del novecento nel litorale a Sud est di Camarina ove sorgeva su una terrazza rocciosa circondata da dune di sabbia dorata.
Lì sono stati rinvenuti tratti di fortificazioni e resti di alcune decine di capanne e sono stati recuperati manufatti litici e vascolari. Lo sviluppo di questa piccola comunità fu sicuramente legato ad una serie di fattori ambientali e climatici favorevoli quali polle d’acqua, pura e potabile, che sorgevano  fra gli scogli nonché da varie sorgenti disseminate ai piedi dell’altopiano ibleo. A ridosso di questo grazie al clima umido, vi erano pascoli verdi e abbondanza di legnami.


La “Contrada Baravitalla” occupa l’altopiano roccioso con cui inizia la testa nord di Cava D’Ispica. Questo sito faceva parte sicuramente di un’area densamente abitata e ricca di villaggi. Sono stati rinvenuti i resti di un villaggio e una necropoli costituita da una cinquantina di tombe. Queste sono tutte a “forno “di varie dimensioni, alcune con volta piatta altre a cupola. Una di queste tombe in particolare veste un carattere di monumentalità grazie alla singolarità delle sue decorazioni prospettiche. La bella facciata, lievemente concava, presenta una decorazione a finti pilastri, dieci in tutto, cinque per parti ricavati ai lati di un’apertura quadrangolare di piccole dimensioni. La prospettiva della tomba, scolpita nel calcare è resa più movimentata dai finti pilastri che sembrano creare l’illusione di un piccolo  portico.
Cava Lazzaro è una bella valle che corre parallela a Cava d’Ispica. All’inizio della valle si trova la necropoli costituita da un numero notevole di tombe, parecchie delle quali di tipo monumentale a finti pilastri, in cui si notano incisioni a doppia spina di pesce e a disco puntinato. Del villaggio che sovrasta la necropoli rimangono scarse tracce.

4° giorno visita di Cava Porcaro e del Museo archeologico di Ragusa

La valle Cava Porcaro si trova nelle vicinanze di contrada Mollica,territorio di Comiso, nella parte Sud orientale dei monti Iblei. Non è  interessante solo dal punto di vista archeologico ma anche dal punto di vista naturalistico. Oggi più che mai è materia di studio per esperti ambientali e membri di associazioni ambientaliste, i quali, andando alla ricerca della sua storia e dei suoi tesori, hanno pensato di fare opera di sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente e per la valorizzazione della sua flora e della sua vegetazione.Nella zona tre sono i complessi situati a poca distanza dal nucleo moderno abitato che testimoniano il periodo di costruzione che secondo alcune antiche fonti risalgono al periodo cristiano bizantino. Di tutte le costruzioni esistenti rimangono tre catacombe ipogeiche scavate nella roccia  delle quali nessuno è in grado di affermare con certezza le loro origini e il loro uso. Comunque sia queste catacombe sono un imprescindibile esempio risalente al periodo delle persecuzioni cristiane. Nella zona le catacombe si alternano  a piccole cave di pietra dette latomie nelle quali anticamente venivano condannati ai lavori forzati delinquenti comuni, prigionieri di guerra e avversari politici. La storia millenaria e la bellezza paesaggistica fanno di questo parco un piccolo gioiello alle pendici dei Monti Iblei.
Il Museo archeologico di Ragusa costituito fra il 1955 e il 1960  ad opera di Antonio di Vita può rappresentare un momento di sintesi del viaggio nei siti archeologici iblei e come tale va visitato ed apprezzato. Buona parte dei reperti archeologici rinvenuti a  Camarina, Kaukana, Castelluccio sono conservati con cura in questo importante museo

 

 
 
   
amministrazione   © aisthesis tutti i diritti riservati