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Alternativa mediterranea: utilizzare la crisi a nostro vantaggio  

Turismo e territorio per rilanciare la nostra isola. Uno degli aspetti fondamentali per una politica turistica vincente è considerare un territorio turistico come un’impresa

La crisi che ha colpito l’economia mondiale, forse lunga e dai connotati inediti, potrebbe costituire una straordinaria opportunità per ripensare seriamente molte delle scelte fatte in questi ultimi decenni. Potrebbe rappresentare una occasione unica e forse irripetibile per ridare un nuovo ordine delle cose dove verità e concretezza riacquisiscano il primato su falsità e finzione.
Crollano uno alla volta i miti della globalizzazione, del liberismo senza responsabili, ovvero la grande dimensione come prerequisito per competere, la finanziarizzazione  di ogni sistema come misura di modernità, l’omologazione come unico  modello culturale ed economico vincente ed infine la predicazione dei doveri per gli altri.
Oggi questa visione mercatista  del progresso ha dimostrato tutti i suoi limiti. Riassumono centralità i valori veri dell’agire di ciascuno di noi: il senso di responsabilità, l’affidabilità, l’etica dei comportamenti; si recupera pienamente la dimensione dell’identità come qualificazione positiva della persona, dei territori, di tutto ciò che è vero e che non può essere scambiato con altro.
Quella che stiamo attraversando è una crisi planetaria che ha diverse radici. Una strettamente economica, legata a processi di finanziarizzazione, cioè al ricorso da parte di aziende e persone all’indebitamento. Chi come noi, abituati a fare il contrario, si è sentito spesso un po’ fuori moda tanto da sentirsi dire, a volte anche in maniera palese, di non aver capito niente. Beati loro!
Sta di fatto che ora paghiamo tutti le conseguenze della finanza allegra.

La crisi oltre che economica è anche sociale.
 I sostenitori del pensiero unico hanno finito con il negare anche i poteri dello Stato, presupponendo che il mercato potesse risolvere tutti i problemi legati allo sviluppo. Sono stati smentiti dai fatti.
La crisi ci impone di ingaggiare nuove sfide muovendo da un punto di vista completamente diverso. Abbiamo bisogno di un nuovo ordine rigeneratore dei valori.
 
Di fronte alla crisi di un modello di sviluppo che ha dato tutto ciò che poteva dare, occorrono cambiamenti radicali.
Ripensare la nostra civiltà significa insomma sapere misurare il progresso secondo parametri diversi da quelli offerti solo dalla crescita del PIL. Il mercato va riportato alle sue giuste dimensioni. C’è bisogno di competizione, ma c’è anche bisogno di nuove regole che rendano sopportabili i costi immani imposti dalla globalizzazione.
Scendendo più nei particolari e toccando alcuni tasti che riguardano da vicino la nostra Isola e anche la provincia di Ragusa possiamo dire che attraverso l’agricoltura, prima generatrice di economia reale, ed il turismo legato al territorio, potremmo trarre vantaggio  da questa crisi che potrebbe rappresentare un’occasione unica e forse irripetibile per la nostra economia.
I nostri cereali, il nostro olio, la nostra carne, il nostro latte, la nostra ortofrutta, il nostro florovivaismo, il nostro vino, i nostri formaggi continuano ad essere acquistati e ben pagati dai consumatori. Le esportazioni dell’agroalimentare italiano  sono quelle con un segno positivo più alto, e a differenza di altri settori sono gli unici che complessivamente reggono.
La Sicilia ha poi uno dei più grandi patrimoni archeologici e paesaggistici del mondo, anche se non raggiunge una posizione eccellente riguardo alla competitività turistica.
Cosa manca alla nostra Regione? Politiche pubbliche finalizzate e coordinate.
 

Uno degli aspetti fondamentali per una politica turistica vincente è considerare un territorio turistico come un’impresa che come tale necessita di un sistema di orientamento dell’innovazione, di competenze e conoscenze che spesso non ci sono o vengono
inventate.
 
Aspetto importante è quello di ragionare sul turismo in prospettiva con sistemi territoriali dove la qualità urbana e la sostenibilità sia turistica che ambientale siano dei punti di eccellenza. L’obiettivo è avere città sempre più accoglienti e di elevata qualità urbana.
Così facendo potremmo avere un numero di nuovi occupati che compenserebbe la perdita di posti di lavoro nei prossimi mesi e vedremmo qualche giovane in più rientrare nel mondo del lavoro.
L’area del libero scambio potrebbe infine rivelarsi come uno strumento efficace per ridurre  l’alto livello di disomogeneità economica della nostra regione.
Purtroppo pur in presenza di forti potenzialità del nostro territorio, il problema più grande per noi è la mancanza di “meritocrazia”.
Da trenta anni in Sicilia  assistiamo sempre agli stessi riti: polemiche, lamentele, tagli e mai riforme. E’ una politica a dir poco vergognosa e sbagliata, dove “merito” è una parola che non esiste.
Spesso i dirigenti delle pubbliche amministrazioni dove vengono assunte le decisioni più importanti, fanno politica e sono messi lì per il fatto di appartenere ad uno schieramento od a un altro.
E a questo modo di procedere non si sottrae nessuno, dalle amministrazioni centrali agli Enti locali periferici, piccoli e grandi, e neanche coloro che operano in luoghi a noi più vicini che della trasparenza  e dell’innovazione avevano fatto una bandiera. Anche costoro hanno paura del “nuovo” e non trovano di meglio che circondarsi dei soliti noti o in subordine di chi almeno può dimostrare , se non specifiche competenze,  un’appartenenza ad un partito, ad un sindacato o almeno ad un’associazione cattolica.

 

 


Servizio curato da Ingegnicultura, laboratorio di progettazione e servizi per l’ingegneria e i beni culturali di Modica
Sito:
www.ingegnicultura.it  Contatti: cultura@ingegnicultura.it


 

 


 
 
   
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