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Lo Spigolatore: quando cultura equivale lavoro 1/10/09 
 

mercoledì 30 settembre 2009

QUANDO CULTURA EQUIVALE LAVORO


ovvero: Si potrebbe anche a Senigallia. Montpellier ci insegna


di Franco Giannini

 

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Comincia così, con il suo primo articolo, la nostra Costituzione. E forse su quel verbo al presente sta l’errore. In una Italia, composta di italiani, che la storia nei tempi ci insegna, sempre certi solo a parole, un condizionale sarebbe stato più indicato. In una Italia di questi periodi burrascosi economicamente parlando, dove tutto il mondo è un paese, dove noi, almeno dicono e purtroppo ci crediamo, stiamo un pochino meglio degli altri, perché formiche risparmiatrici e non avvezze al rischio, il lavoro è il vero problema di tutto. E proprio perché il lavoro è il fondamento su cui si basa un paese che qui si deve puntare e non certo tamponare con la formula dell’attendismo della cassa integrazione. Cassa Integrazione che non tutti coloro che non lavorano hanno e che per cui nella sua miseria viene veduta da chi non l’ha come una chimera quasi il raggiungerla. Si parla di industria in crisi, di consumi in ribasso, di espatrio di capitali, di un Italia priva di ricchezze del sottosuolo, priva di forze energetiche e quindi succube di chi ciò possiede e che ci vende a caro prezzo per permetterci una sopravvivenza industriale. Io ho sempre ritenuto, invece, che da sempre, gli italiani fossero cittadini privilegiati del mondo, che vivessero in un Eden senza saperlo. Questa mia tesi è stata suffragata domenica 27 settembre dalla trasmissione su Rai Tre di Domenico Iannone “Presa Diretta” titolata, e questo di già la dice lunga, “Oro Buttato” . http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f10cea7e-5374-4f4a-9cde-01cedee93c5a.html?p=0
Dicevo poc’anzi che l’Italia non ha risorse nel sottosuolo, ma dicevo una grossa bestialità seppur non lo credo. Il sottosuolo e le profondità marine italiane custodiscono una vera miniera di diamanti, con tutti i suoi reperti archeologi custoditi gelosamente. E gli unici che ne hanno saputo quantificare il valore, come sempre non sono i nostri politici, sempre affaccendati in altri problemi, ma i “tombaroli” che se non sono persone affidabili, almeno dietro guadagni, salvaguardano pezzi pregiati della nostra storia a chi sa godere della loro bellezza. Non mi si venga a dire che dilapidano, così facendo, i Beni Culturali del paese, perché poi ne spiegherò il motivo. Non dovremmo far altro che costruire una Repubblica fondata su questo tipo di lavoro: scavi di archeologia, restauro, musei, cultura, industria del turismo e quanto altro ad essi collegati. Invece è emerso dall’inchiesta di Iannone solo enormi sprechi, menefreghismo, i soliti intrallazzi politici: La Reggia di Caserta con i suoi viali pieni di buche, i suoi giardini senza alcuna cura lasciati prigionieri di erbaglie incolte, nella Baia di Napoli un museo archeologico tenuto aperto per solo 9 giorni in un anno (no, non è un errore…solo per 9 giorni l’anno!), a Pozzuoli la Piscina Mirabilis http://www.ulixes.it/italiano/i_pg01.html?http://www.ulixes.it/italiano/i_pg02afr06a.html
lasciata in custodia ad una signora ultra settantenne che la apre solo su “ordinazione” e che però ha una reperibilità ubicata solo nella sua abitazione e che il visitatore deve cercarsi. Pubblicità scarsa, ma fatta su costosi-preziosi volumi (vorrei vedere chi sono gli editori!!) stampati a spese di chi?, ma poi mal distribuiti e a sua volta malamente pubblicizzati. Inesistenza di (ne sono solo 4 in tutto!!!) restauratori, archeologi catalogatori che lavorano a progetto, immersi in un precariato sostenuto solo dalla loro passione e volontà. Altro che le battute strumentalizzate e lillipuziane di Bunetta. Scuole di Restauro chiuse da anni. Decine di migliaia di casse, contenenti oltre 300 pezzi ciascuna, con reperti lasciati marcire nei depositi, senza catalogazione e senza sapere quindi neppure il loro valore (Ecco il perché non assolvo i tombaroli, ma in parte li giustifico) . E questo è solo la punta di un iceberg emerso solamente da una inchiesta che riguardava una piccola fetta dello spaccato italiano: Campania. Negli altri paesi fuori dei nostri confini, che nulla o poco hanno, quell’esigue materiale viene valutato come oro e curato in modo diametralmente opposto a quello nostro e gli inviati di questo documentario portavano ad esempio la cittadina di Montpellier http://www.saintclub.it/Montpellier/guida/1996/museo/Fabre un paesino francese che utilizzando le sue limitate ricchezze artistiche, in questo modo ha incrementato turismo e posti di lavoro.
E sulla base di tutto questo, vorrei agganciare il discorso teorico con quello pratico applicandolo alla nostra Senigallia. Era il 24 di febbraio del 2008, quando usando lo spazio che un blog senigalliese mi aveva concesso http://lapiagadivelluto.splinder.com/post/16077900#comment scrivevo una lettera aperta all’assessore Velia Papa, che evidentemente non è giunta a destinazione, suggerendole l’iniziativa di creare un sito archeologico dove ospitare mostre o dove creare posti di restauro di un capitale archeologico che il Sig. Maurizio Landolfi, Funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, studioso dei Piceni, composto da oltre 3000 reperti, non sapeva dove più mettere e come restaurare. Io avevo suggerito come espositore la Rotonda, altri avevano suggerito Palazzo Gherardi, poi successivamente si è liberato l’Hotel Marche. Ora non mi rivolgo specificatamente più a nessuno, perché politicamente siamo in fase di smobilitazione ed in odore di nuove elezioni per il rinnovo della Giunta e gli interessi sono diversi da questi. Però ritengo che per chi si sente in odore di “santità”, per chi sta preparando il suo “Programma” forse dovrebbe leggere, modificare quanto vuole e ritenga opportuno, ed inserirvi la valorizzazione della vera cultura, con la creazione di una mini scuola di restauro, di un museo archeologico da allargare continuamente con i pezzi restaurati, facendo in modo così di creare nuovi posti di lavoro, con il risultato di incentivare il turismo. Si ricaverebbe anche l’utilizzo di qualcuno di quei monolocali di cui tutti parlano non bene e che ora sono utilizzati speculativamente solo 60 giorni all’anno esentasse. Un suggerimento ancora: nulla si fa logicamente gratis, ed il creare quanto sopra illustrato, aiutando magari strutture archeologiche, ma chiedendo come contropartita, raduni, congressi, studi, con cadenze fisse annuali, di studiosi, Archeologi internazionali o di attività correlate. Ritengo che alberghi e ristoranti in primis ne potrebbero solo che beneficiare. Forse sarà solo utopia la mia, ma credo che possa avere la stessa valenza utopica di chi pensa che il turismo si sviluppi solo con alberghi a 5 stelle, circondati dal nulla e quindi poi occupati da chi ?

mercoledì 23 settembre 2009

 
 
   
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