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Di Vita: Camarina rischia di crollare a picco 25/02/2010 

 

 

 

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Ragusa - Camarina rischia di crollare a picco e con essa parte del patrimonio archeologico ibleo e della storia culturale ed umana del professore Antonio Di Vita e di quanti credono nella salvaguardia del nostro patrimonio artistico. L'erosione costiera, quasi certamente dovuta alle correnti derivate dall'allungamento del braccio del porto di Scoglitti, non sta risparmiando la torre romana risalente al V secolo avanti Cristo.
Il grido d'allarme della Soprintendenza iblea, finora inascoltato dal ministero dei Beni culturali, ha spinto il professore Di Vita, insigne archeologo e membro dell'Accademia dei Lincei, a scrivere una lettera aperta ai ragusani. I toni sono accalorati, la voce dell'anziano ed illustre archeologo si spezza per la commozione e, nello stesso tempo, la rabbia di vedere vanificati anni di lavoro spesi per questo territorio.
La presentazione della lettera avviene nel corso di un incontro al centro studi «Feliciano Rossitto». «L'acqua – scrive il professore – lambisce i resti della torre a picco sulla foce dell'Ippari che nel 1958 potei individuare. Sarebbe una vera iattura vedere crollare in mare le sue mura conservatesi per 2500 anni».
Occorrerebbe un intervento d'urgenza per scongiurare la catastrofe in attesa che il progetto di riconsolidamento costiero, già avviato da Comune capoluogo e Soprintendenza, faccia il suo lungo corso. Ma la situazione è divventata grave ed occorre un rimedio a breve termine.
«Servono circa 20 mila euro – spiega la soprintendente Vera Greco – per un intervento provvisorio di tutela del sito archeologico con la messa in opera di massi frangiflutto». Accertata l'indisponibilità burocratica per ottenere tali fondi dalla pubbliche amministrazioni, non resta che fare appello ai privati. «Sono certo – ha confermato Di Vita – che la sensibilità dei padri ragusani, i quali 50 anni fa mi permisero di fare di Ragusa una provincia archeologica, è ancora viva nei figli e prego vivamente tutte le autorità di intervenire senza alcun indugio, data la velocità con cui il mare erode la spiaggia, e con essa i resti riportati alla luce dell'antica città».
Dall'incontro, dunque, è nata l'idea di aprire presso gli sportelli della Banca Agricola popolare un conto corrente che raccolga le donazioni di privati e realtà imprenditoriali del luogo affinché sia possibile commissionare ad una ditta il lavoro necessario. «L'idea è percorribile – spiega Giorgio Chessari, presidente del centro studi – ed il conto potrebbe essere gestito con la massima trasparenza dalla stessa Soprintendenza».
Una soluzione che scavalcherebbe pastoie burocratiche e che, se percepita come valida, permetterebbe a Camarina di continuare ad essere, per adoperare le parole del professore Di Vita, «un gioiello da vedere, ma solo se ben tenuto. Un centro molto bello con un museo che merita di essere ancora visitato».
La vicenda testimonia ancora una volta della perniciosa superficialità con cui alcuni lavori vengono effettuati: «Se si fosse svolto uno studio sulle correnti derivanti dai lavori portuali su Scoglitti – conclude il professore Di Vita – oggi non ci troveremmo a vivere tale emergenza».

 
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